La condivisione di immagini e video dei propri figli sui social media, una pratica nota come sharenting (termine che nasce dall’unione delle parole “sharing” (condividere) e “parenting” (genitorialità), è un fenomeno sempre più comune, ma che solleva rilevanti questioni legali ed etiche, soprattutto per quanto riguarda la protezione della privacy dei minori. Mentre per alcuni genitori questa sembra una forma naturale di espressione e connessione con la famiglia e gli amici, il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha messo in luce le implicazioni legali legate a questa pratica.
Sharenting e diritti dei minori: cosa dice la legge?
Secondo il Garante per la Privacy, la pubblicazione di foto e video di minori sui social network rappresenta un’azione che può compromettere la loro privacy e la loro sicurezza. Il regolamento europeo sulla protezione dei dati (GDPR) stabilisce che ogni trattamento di dati personali, comprese le immagini di minori, deve rispettare il principio di necessità e proporzionalità. In particolare, il Garante ha sottolineato che per i minori sotto i 14 anni, si è tenuti ad ottenere il consenso di entrambi i genitori prima di condividere immagini che ritraggono i figli.
Tale pratica rientra infatti nei c.d. “atti di straordinaria amministrazione” motivo per cui l’accordo reciproco tra i genitori è essenziale al fine di proteggere i diritti del bambino e tutelare la sua privacy.
In particolare, la giurisprudenza di merito sul punto ha più volte ritenuto che l’inserimento delle foto dei figli minori sui social network, in mancanza di consenso di entrambi i genitori, integri la violazione dell’articolo 10 del Codice civile, concernente la tutela dell’immagine, nonché della normativa in materia di protezione dei dati personali e degli artt. 1 e 16 della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo.
Secondo il ragionamento dei Giudici, quindi, quando sono i genitori a divulgare le immagini e i dati dei loro figli su internet, esponendoli alle ingerenze di terzi e a rischi concreti per la loro persona, la sfera privata dei minori, la loro riservatezza e la loro identità personale sono violate dagli stessi soggetti chiamati a proteggerli e a rivestire un ruolo fondamentale nella loro educazione.
Con ordinanza del 19.09.2017, il Tribunale di Mantova, in sede di ricorso per la modifica delle condizioni di affidamento dei figli ha ordinato ad una madre di non inserire le foto dei figli sui social network e di provvedere alla rimozione di tutte quelle già condivise.
I Giudici hanno affermato che “l’inserimento di foto di minori sui social network costituisce comportamento potenzialmente pregiudizievole per essi in quanto ciò determina la diffusione delle immagini fra un numero indeterminato di persone, conosciute e non, le quali possono essere malintenzionate e avvicinarsi ai bambini (…)” o possono trarne “materiale pedopornografico da far circolare fra gli interessati, come ripetutamente evidenziato dagli organi di Polizia.”
I rischi legali e le implicazioni dello Sharenting
Sebbene lo sharenting possa sembrare un comportamento innocente, esso comporta dei rischi legali significativi. La pubblicazione di contenuti sui social media, infatti, espone il minore a potenziali abusi da parte di terzi, come il furto di identità, il cyberbullismo, o l’uso improprio delle loro immagini. Inoltre, le immagini pubblicate sui social rimangono online anche quando vengono rimosse, con il rischio che vengano usate per scopi non autorizzati in futuro.
Vi è inoltre da considerare l’impatto che la condivisione di immagini o video della propria infanzia potrà avere sulla reputazione del minore da adulto. Le immagini condivise sui social oggi potrebbero, infatti, essere visibili per tutta la vita e influenzare la carriera o la vita privata del bambino quando diventerà adulto.
Un rischio particolare legato al sharenting è quello del doxxing, ovvero la pubblicazione online di informazioni personali o immagini con intenti malevoli. Il Garante ha avvertito che la diffusione di dati sensibili del minore, come il nome, la scuola o la posizione, può rendere il bambino vulnerabile a situazioni pericolose. Anche una semplice foto di un bambino, se non protetta adeguatamente, può essere utilizzata per raccogliere informazioni personali e creare un profilo dettagliato che potrebbe essere sfruttato da malintenzionati.
La protezione dei minori sui social: le linee guida del garante
Il Garante per la Protezione dei Dati Personali ha fornito delle linee guida chiare per tutelare la privacy dei minori:
- Consenso congiunto: i genitori devono concordare prima di pubblicare qualsiasi contenuto che ritragga il figlio, soprattutto se il minore è sotto i 14 anni. La pubblicazione di immagini senza il consenso di entrambi i genitori può essere considerata una violazione dei diritti del minore.
- Impostazioni di privacy adeguate: i genitori dovrebbero configurare le impostazioni di privacy dei social network per limitare l’accesso alle immagini a un numero ristretto di persone. Ciò aiuta a evitare che le immagini vengano diffuse senza controllo.
- Monitoraggio continuo: è fondamentale che i genitori monitorino regolarmente i contenuti che condividono online, per garantire che la privacy del minore venga rispettata e che le immagini non siano utilizzate in modo improprio.
La necessità di una maggiore consapevolezza
Il fenomeno dello sharenting solleva questioni legali e morali che i genitori non devono sottovalutare. La protezione della privacy dei minori è una responsabilità legale e un dovere etico che va al di là del semplice gesto di postare una foto sui social media. Il consenso di entrambi i genitori, l’adozione di misure di privacy adeguate e la consapevolezza dei rischi legati alla condivisione online sono essenziali per proteggere i diritti dei minori in un mondo sempre più digitale.
In un’epoca in cui la presenza online è permanente, i genitori hanno il compito di essere i primi custodi della privacy dei loro figli, rispettando le normative e agendo con responsabilità. La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale e, come tale, deve essere tutelato sin dalla più tenera età.