Il novellato Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (CCII) ha segnato una svolta epocale nella cultura d’impresa italiana, spostando il baricentro normativo dalla gestione patologica dell’insolvenza alla sua prevenzione proattiva.
In questo nuovo paradigma, l’obbligo per le società di dotarsi di “adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili” non rappresenta più una mera raccomandazione di best practice, ma si eleva a principio cardine della governance societaria, con profonde implicazioni in termini di responsabilità e strategia aziendale
Il “nuovo” art. 2086 del codice civile
“L’imprenditore, che operi in forma societaria o collettiva, ha il dovere di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa, anche in funzione della rilevazione tempestiva della crisi dell’impresa e della perdita della continuità aziendale, nonché di attivarsi senza indugio per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dall’ordinamento per il superamento della crisi e il recupero della continuità aziendale”.
La norma ha una portata generale e pone due diversi obblighi a carico di qualsiasi imprenditore che operi in forma societaria o collettiva:
- 1 – obbligo di istituire un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato;
- 2 – obbligo di attivarsi per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti nel CCII ogniqualvolta ravvisi l’esistenza di uno stato di crisi.
Cosa si intende per “adeguati assetti“?
Il concetto di “adeguatezza” è volutamente flessibile, poiché gli assetti devono essere calibrati “alla natura e alle dimensioni dell’impresa“.
Non esiste, quindi, un modello unico e standard.
Inutile andare alla ricerca del libro delle ricette, non si troverà nulla perché ogni società deve implementare un sistema personalizzato e su misura, adeguato alla natura e alle dimensioni dell’impresa.
Se volessimo, tuttavia, spingerci nel tentativo di delinearne gli elementi essenziali, potremmo allora affermare che:
1. L’assetto “organizzativo”
riguarda l’ossatura della struttura aziendale: include la creazione di un organigramma che specifichi ruoli, funzioni e linee di riporto gerarchico, la formalizzazione di mansionari e la chiara attribuzione di responsabilità e deleghe, il tutto con l’obiettivo di garantire che i processi decisionali e operativi siano strutturati e non lasciati all’improvvisazione;
2. L’assetto “amministrativo”
concerne l’insieme delle procedure che governano il processo decisionale e il flusso informativo all’interno dell’azienda: comprende i sistemi di pianificazione strategica, programmazione e budget, nonché i meccanismi di compliance e controllo interno volti a garantire l’efficienza, l’efficacia e la conformità delle operazioni aziendali;
3. L’assetto “contabile”
si riferisce alla capacità di produrre dati finanziari attendibili e tempestivi: non si limita alla mera tenuta della contabilità obbligatoria ma implica l’adozione di sistemi di reporting periodico (es. situazioni infrannuali, rendiconti finanziari) e il monitoraggio costante di indicatori chiave di performance che possano fungere da “semafori” sullo stato di salute aziendale.
Perché prevenire è meglio che curare
La finalità perseguita dal legislatore è “anche” (ma non solo) quella di consentire una rilevazione tempestiva della crisi d’impresa e della perdita della continuità aziendale.
L’adozione di adeguati assetti non è, quindi, fine a sé stessa ma consente di dotare l’imprenditore strumenti per intercettare e prevenire eventuali segnali di squilibrio economico-finanziario prima che gli stessi diventino irreversibili ed insensibili ad eventuali cure.
Di qui, come sopra già ricordato, il secondo obbligo imposto dal nuovo art. 2086 cod. civ.: qualora si ravvisi uno stato di crisi aziendale, si ha il dovere di attivarsi immediatamente per l’adozione e l’attuazione di uno degli strumenti previsti dal CCII per il superamento della crisi e per il recupero della continuità aziendale.
Oltre la mera conformità: i vantaggi strategici per le imprese
È riduttivo e miope pensare che l’adozione di “adeguati assetti” sia solo un adempimento “formale” per evitare sanzioni e responsabilità.
Gli stessi, al contrario, rappresentano una leva strategica fondamentale per la crescita, la competitività e la resilienza aziendale, ed i benefici includono:
- un miglioramento del processo decisionale: decisioni basate su dati certi e flussi informativi chiari sono più rapide ed efficaci;
- una maggiore efficienza operativa: una chiara definizione di ruoli e procedure riduce le inefficienze e ottimizza l’uso delle risorse;
- una maggiore attrattività: un’impresa con una governance solida è percepita come più affidabile da banche, investitori e partner commerciali.
- una maggiore resilienza e resistenza: la capacità di anticipare i problemi, e non solo di reagire ad essi, rende l’azienda più robusta di fronte alle turbolenze del mercato.
In definitiva, il Codice della Crisi d’Impresa ha elevato gli adeguati assetti organizzativi, amministrativi e contabili da optional a elemento costitutivo e imprescindibile di una sana gestione aziendale.
Per gli amministratori, questo si traduce in un dovere inderogabile, con importanti implicazioni in termini di responsabilità.
Per le imprese, rappresenta un’opportunità unica per trasformare un obbligo di legge in un potente strumento di gestione del rischio, di efficienza e di creazione di valore sostenibile nel lungo periodo.
Ignorare questa evoluzione non è più un’opzione; abbracciarla è un imperativo per la sopravvivenza e il successo.